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L’addio di Casarini a Giacomo: «Non ti sei girato dall’altra parte, ci lasci questo dono»

Il lungo post dello storico attivista dei centri sociali dedicato a Giacomo Gobbato, accoltellato a morte in Corso del Popolo a Mestre: «Avete sempre detto "riprendiamoci la città", e l'avete fatto, impedendo che rimanesse solo uno slogan»

Si intitola “Il dono di Giacomo” il lungo messaggio che Luca Casarini, storico leader dei centri sociali del Nordest ed oggi a capo della missione di Mediterranea Save Rescue, ong italiana, ha dedicato a Giacomo Gobbato nella notte di sabato 21 settembre in Corso del Popolo a Mestre.

Una lunga lettera affidata ai social in cui Casarini racconta il “suo” Giacomo.

«Ho fatto a tempo a conoscerti, e questo adesso mi sembra un regalo grande, un onore che ho ricevuto dal cielo. Insieme a Sebino, mi hai fatto vedere i lavori che c'erano da fare a Pandora, quel posto pieno di vita che sfida gli angoli voluti morti da chi governa la città. Momo ci teneva tanto che potessi vedere "cosa stanno facendo i fioi"», scrive Casarini, «E sono entrato, in punta di piedi, e ho incrociato i tuoi occhi, di uno buono come il pane, l'ho visto subito. E Sebino, e subito gli abbracci con chi ho visto nascere, e ora era dietro il bancone, mentre sul palco suonavano e quella strada, voluta morta, era invasa dalla vita, dalle voci, dalle mani che si danno il cinque, e poi si stringono a pugno, uno con l'altro, spalla a spalla come fratelli. Tanti anni che manco, eppure mi avete fatto sentire a casa».

«Se uno diventa vecchio, l'ho capito, ha il privilegio di poter imparare da quelli che vengono dopo, e non il contrario. Può raccontare di un tempo antico, ma non insegnarlo. Può sentire l'amore, la freschezza, se ha la fortuna di essere invecchiato libero, ma non può dirvi cosa dovete fare. E tu oggi, che dono che ci lasci. Che messaggio eterno, capace di sconfiggere la morte».

E poi ancora il ricordo di sabato notte: «Non ti sei girato dall'altra parte. Siete andati, tu e Sebino, in soccorso verso qualcuno che chiedeva aiuto. Era rischioso. Ma l'avete fatto. Avete sempre detto "riprendiamoci la città", e l'avete fatto, impedendo che rimanesse solo uno slogan».

«Ti battevi perché la "sicurezza" fosse una forma di vita solidale tra le persone, e non uno stato di polizia. E l'hai fatto, l'avete praticata questa forma di vita. Lottavi per gli ultimi, e hai saputo riconoscere chi era ultimo in quel momento, perché non contano i cliché e le ideologie, le classificazioni e le teorie, ma le persone, qui ed ora. Che dono che ci lasci, Jack. Che lezione di vita che mi dai, e che meraviglioso amore hai seminato tra i tuoi fratelli e sorelle».

«E io mi inchino, Jack, da vecchio che impara da te, da voi. Che senza generosità verso gli altri, non vi è rivoluzione possibile. Vi abbraccio forte, tu resterai nel cammino». Il messaggio integrale

Pubblicato su La Tribuna Di Treviso