Omicidio di Anica Panfile, Franco Battaggia resta in carcere
Respinta l’istanza della difesa per l’uomo accusato di aver ucciso Anica a maggio 2023. Il legale: «Presenteremo ricorso»
Franco Battaggia resta in carcere. A nulla è servita l’istanza presentata dal suo avvocato Fabio Crea, che è stata rigettata dal Gip di Treviso, Carlo Colombo. E, quindi, l’uomo accusato di aver ucciso Anica Panfile, il 18 maggio 2023, non vedrà nell’immediato la luce del sole al di fuori delle mura della casa circondariale di Santa Bona.
L’avvocato Crea aveva chiesto che il suo cliente venisse scarcerato perché nel momento in cui è stata eseguita l’autopsia sul corpo della donna, non ha potuto disporre di un consulente di parte.
La Procura, secondo il difensore, nutriva già consistenti dubbi sul suo cliente e per questo l’uomo avrebbe avuto diritto ad un perito di parte, non avendo potuto averlo, si annullerebbe l’autopsia e di conseguenza l’accusa di omicidio.
La tesi difensiva, però, non ha convinto il gip perché come si legge nell’ordinanza, quando è stata eseguita l’autopsia, il 24 maggio 2023: «nessun elemento consentiva di ritenere che Battaggia avesse giocato un ruolo nell’ipotetico suicidio di Anica Panfile». Inizialmente, infatti, dopo aver ritrovato il corpo il 21 maggio in un’ansa nel Piave si è pensato ad un gesto volontario e l’ipotesi di reato per la quale si stava indagando era istigazione al suicidio ma, si trattava di una mera ipotesi. È stato l’esame autoptico ad accertare che invece si è trattato di un violento omicidio ed è allora che Battaggia è stato iscritto nel registro degli indagati.
Ma gli inquirenti non avevano sospetti solo sul re del pesce: il gip Colombo rivela che avevano indagato anche il compagno Luigino De Biasi, sull’ex marito Vasile Lungu, già denunciato da Anica per minacce, un altro soggetto che nel 2019 aveva minacciato la 30enne per una questione di soldi e anche i due titolari dell’hotel Due Mori, utilizzato in passato dalla vittima.
L'avvocato Crea ha annunciato che ricorrerà immediatamente al Tribunale del Riesame ed eventualmente in Cassazione. «Sono sorpreso del rigetto dell’istanza, ma non troppo viste le conseguenze definitive che si sarebbero prodotte sul processo nel caso di dichiarazione di nullità dell’autopsia. Ma ciò che mi fa ritenere della correttezza della nostra visione è che tanto il pubblico ministero nel suo parere quanto il giudice nella sua ordinanza, hanno omesso qualsiasi valutazione su tutta quella attività di indagine compiuta nei confronti del Battaggia prima dell’autopsia, che avevo ben specificato proprio sulla base degli atti compiuti proprio dal pubblico ministero e su cui non vi è stata alcuna risposta. Anche per tale ragione sono convinto che al termine di questo percorso procedimentale sarà dichiarata la nullità dell’autopsia».
L'avvocato della famiglia Panfile, Stefano Tigani, risponde: «Mi aspettavo un secco rigetto dell’istanza, non volendo comunque entrare nel merito atteso il contenuto delicato degli atti. Concentriamoci sul dibattimento che sarà un’altra battaglia nel ricordo di Anica, ennesima vittima di femminicidio».
Pubblicato su La Tribuna Di Treviso