“Sta arrivando il dottore”, ecco il passaparola quando si presentava il boss Messina Denaro
Così era chiamato dalla famiglia Bonafede, Emanuele e Lorenza Lancieri. Marito e moglie sono stati arrestati questa mattina dai carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Trapani
«Sta arrivando il dottore». Era il passa parola che nei pomeriggi d’estate correva sulla spiaggia e per le stradine della frazione balneare di Tre Fontane, territorio del Comune di Campobello di Mazara. Ma terra anche del mafioso Matteo Messina Denaro. Il boss era «il dottore», così veniva appellato dalla famiglia Bonafede, Emanuele e Lorenza Lancieri. Marito e moglie arrestati questa mattina dai Carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Trapani.
Lui, ufficialmente bracciante agricolo, famoso in paese per essere stato il «miglior» portiere della locale squadra di calcio, così si racconta, poi diventato gestore di un bar vicino alla scuola per Geometri, e cameriere in un locale, uno di quei ristoranti che pare fosse frequentato dal capo mafia. Lei casalinga e vivandiera del capo mafia. I giorni d’estate il rito dei campobellesi che risiedono a Tre Fontane è quello di prendere le sedie e stare sulla spiaggia o davanti le proprie case, spesso seduti a cerchio, facendo comunità in questa maniera. E non tanto raramente negli ultimi anni, i Carabinieri hanno cristallizzato nelle indagini dall’anno 2017, ad animare questi momenti di convivialità era proprio lui, «il dottore».
I coniugi Bonafede all’indomani dell’arresto del capo mafia, avvenuto il 16 gennaio scorso, dopo trent’anni di latitanza, all’ingresso della clinica palermitana «La Maddalena», centro specializzato per la cura dei tumori, si presentarono ai carabinieri dicendo di aver frequentato Messina Denaro, ma avendolo conosciuto come Francesco Salsi, di professione medico anestesista. E il medico Salsi/Messina Denaro, teneva allegri tutti: facendo sorridere con la sua ironia, così i carabinieri hanno letto negli ultimi «pizzini» vergato da Lorena Lanceri.Tutto quello che è venuto fuori dall’incessante attività di indagine dei Ros e degli investigatori del Reparto Operativo e Nucleo Investigativo del Comando provinciale dei Carabinieri di Trapani, descrive minuziosamente un circuito di contatti incredibile, rapporti per sostenere Cosa nostra ma anche una storia fatta di relazioni, tradimenti e gelosie che potrebbero costituire la trama per una nuova serie del famoso format televisivo della hollywoodiana Beatiful. La voce ricorrente in paese era proprio quella che con quel «dottore» Lorena Lanceri, sposata con Emanuele Bonafede, avesse un rapporto che andava oltre l’amicizia. E il «dottore» non a caso nei pizzini l’appellava come Diletta. Mentre indicava il marito con l’alias «Malo» pare da Maloverso.
Il capo mafia Matteo Messina Denaro «coccolato» dentro la famiglia Bonafede. I cugini Bonafede quasi se lo contendevano. Laura, figlia del capo della cosca campobellese Nardo, morto da pochi anni, e moglie di un ergastolano, Salvatore Gentile, coetaneo del capo mafia, da giovane faceva parte della cerchia più stretta attorno al boss, è stato sempre un nome ricorrente nelle indagini che Carabinieri e Polizia hanno condotto durante questi trent’anni di super latitanza del capo mafia castelvetranese. Tra la corrispondenza finita sotto osservazione da parte dei Carabinieri anche quella con «Tan», alias usato per coprire l’identità di Martina Gentile, la figlia di Laura e Salvatore Gentile, conosciuta come Tania. Martina, la figlia che Matteo avrebbe voluta avere, considerato che la sua vera figlia, Lorenza Alagna, lo ha allontanato. Martina invece è decantata dal boss, per avere esternato in modo pubblico, i legami con l’onorata società della quale il, nonno Leonardo faceva parte. Un binomio inossidabile quello dei Messina Denaro con i Bonafede. Stretti contatti tra Leonardo e don Ciccio Messina Denaro, il papà di Matteo. Un intreccio che attraversava tutta la filiera del comando della mafia trapanese, Nardo Bonafede che era il «compare» dei mafiosi Minore di Trapani. Messina Denaro che dall’altra parte aveva dalla sua il mazarese Mariano Agate per arrivare sino a Corleone, da Totò Riina e Bernardo Provenzano. Campobello di Mazara è da decenni l’enclave di questo intreccio relazionale di mafia. Qui a frullare assieme erano i poteri pubblici e segreti: Politica, Cosa nostra, Massoneria, imprese e affari si muovevano sotto il loro controllo. Non a caso il Comune di Campobello di Mazara è stato sciolto per ben due volte per inquinamento mafioso, tra il 1992 e il 2011.
Adesso le nuove indagini sono tornate a concentrarsi su questi aspetti. Si guarda alle ultime elezioni amministrative, ma anche ad altre elezioni, come quelle regionali. Matteo Messina Denaro che in casa Bonafede è stato accolto dai cugini omonimi Andrea, uno che gli prestava l’identità, gli acquistava casa e si caricava anche della malattia che intanto ha colpito il capo mafia, l’altro che curava i contatti con il medico, Alfonso Tumbarello. Quest’ultimo Andrea Bonafede, classe 1969, è fratello di Emanuele.
In casa Bonafede, a secondo delle esigenze, avvenivano incontri e lo scambio dei “pizzini”, in arrivo e in partenza. «Pizzini» che qui sono arrivati anche da lontano, perfino dagli Stati Uniti. A casa di Emanuele e Lorena il boss latitante era l’amico caro di famiglia. Tanto caro che il figlio della coppia è diventato nel 2017 il suo figlioccio, il boss padrino di Cresima, al ragazzino in regalo uno splendido Rolex, modello Oyster Perpetual, il cui costo, seimila e trecento euro, è risultato annotato nella contabilità tenuta da Rosalia Messina Denaro. E in casa Bonafede Lancieri a sapere che “lo zio di famiglia” è Matteo Messina Denaro pare fosse anche il ragazzo che nel frattempo è cresciuto, frequenta l’Università, senza tanto successo. Il giovane ha anche casa a Palermo, e Messina Denaro era solito informarlo quando si trovava lì, e lui rispondeva chiamandolo «parrino». Lorena Lancieri sa bene che quello del medico Salsi è l’alias del boss, tanto che in un «pizzino» dove si firma «la tua Diletta» gli scrive «sei un grande! Anche se non fossi M.D.», foglietto, con tanto di data, 12 aprile 2019, e che era custodito da Rosalia Messina Denaro, la sorella del capo del mandamento mafioso della provincia di Trapani: «Averti conosciuto è un privilegio, peccato per chi non ha potuto». Rapporti intimi tra Matteo e Lorena, tanto stretti che alla fine tutti e due si troveranno colpiti dal Covid. È Lorena a prendersi cura del boss dopo gli interventi chirurgici, e anche con un certo patema e con preoccupazione, lo svela Matteo nella corrispondenza con la sorella Rosalia: «Diletta piange continuamente e non so come fare, mi vede spegnere giorno dopo giorno, ma io che posso fare!».
L’indagine prosegue con altri indagati
Ci sono altri indagati nell'ambito dell'operazione I carabinieri del Comando provinciale di Trapani assieme ai Ros stanno lavorando attorno al ruolo che nell'ambito della copertura della latitanza di Matteo Messina Denaro potrebbero avere avuto altre tre persone, due donne e un uomo, che pare fossero di casa nell'abitazione di Campobello di Mazara della coppia Bonafede Lanceri, marito e moglie arrestati oggi, dove la presenza del boss era costante. I nomi dell'imprenditore Gaspare Ottaviano Accardi, 58 anni, di Dorotea Alfano, 54 anni e di Leonarda Indelicato, 50 anni, sono contenuti nel decreto di perquisizione eseguito questa mattina dai carabinieri e firmato dai pm della Dda di Palermo Pierangelo Padova e Gianluca De Leo. Indagati per favoreggiamento personale, procurata inosservanza della pena e associazione mafiosa. Decreto di perquisizione che ha riguardato contestualmente i coniugi Bonafede, Emanuele e Lorena, tratti in arresto e Laura Bonafede, l'insegnante figlia del defunto Leonardo, conclamato capo mafia di Campobello di Mazara e moglie dell'ergastolano Salvatore Gentile. Il caso Laura Bonafede intanto è arrivato sulla scrivania dei dirigenti del ministero e dell'assessorato regionale della Pubblica Istruzione.
«Stiamo acquisendo dalla Procura le informazioni urgenti che ci consentono di intervenire immediatamente», dice Giuseppe Pierro, direttore dell’Ufficio scolastico regionale in Sicilia, dopo aver appreso, stamattina, dei «pizzini» che l’insegnante Laura Bonafede si scambiava con il boss Matteo Messina Denaro e dei suoi incontri col boss al supermercato. Proprio questa mattina i carabinieri oltre che perquisire l'abitazione di Laura Bonafede hanno perquisito anche il plesso Catullo dell’Istituto comprensivo Capuana-Pardo di Castelvetrano, dove Bonafede è maestra della Scuola dell’infanzia. Non è la prima volta che Laura Bonafede subisce perquisizioni, l'ultima risale al 2021, quando fu la Polizia ad entrare nella sua abitazione. Diversi anni prima invece finì citata in un provvedimento della Procura antimafia di Palermo a proposito di un ruolo che avrebbe avuto nel veicolare comunicazioni tra il marito in carcere e il padre, l'anziano boss campobellese Nardo Bonafede.
Sugli altri nomi dei soggetti perquisiti, Accardi, Alfano ed Indelicato , si è solo saputo che in qualche modo frequentavano l'abitazione di Emanuele e Lorenza Lanceri. Anche loro sono finiti ripresi dalle telecamere di video sorveglianza, le stesse telecamere che hanno ripreso il boss che incontrava per strada Lorenza Lanceri e che poi entrava anche nella sua abitazione. Accardi e Alfano sarebbero stati ospiti nella loro casa, nelle stesse occasioni in cui era presente Messina Denaro, la Indelicato invece in quella casa pare svolgeva le incombenze di natura domestica, pulizie ed altro. Non è escluso, ma al momento non ci sono indizi concreti, che la Indelicato si occupasse anche di far da domestica nella casa di Campobello dove abitava il capo mafia sino allo scorso 16 gennaio, quando l'arresto dei Carabinieri mise fine alla sua trentennale latitanza.
Pubblicato su La Tribuna Di Treviso